Si è svolta ieri a Pisa la prima tappa del percorso: il “modo novo”
E’ partita ieri, a Pisa, con la presenza del Prof. Giuseppe Argiolas sul tema “come uscire dalla crisi insieme e migliori”, quella che rappresenta la prima tappa del percorso intitolato il “modo novo,”, che si concluderà il 24 Ottobre prossimo a Firenze.
All’interno dell’ex convento dei cappuccini, rimesso a nuovo e riconsegnato nelle mani del Comune di Pisa grazie all’amore della Caritas pisana, alcuni esponenti del mondo accademico e aziendale hanno dibattuto con grande partecipazione dei presenti, sul fare impresa orientata al bene comune, basata su una concezione di impresa fuori dai normali schermi orientati al solo profit e fatta di stakeholders (portatori di interesse) visti come persone, non semplici clienti.
Dopo una breve introduzione di Don Emanuele Morelli (responsabile della Caritas Pisana) sulla difficoltà, ai giorni nostri, di riappropriarci di quella da lui definita cultura della condivisione, come una deprivazione delle relazioni (dove la gente non ha più la capacità di ricostruirsi relazioni significative), è stata la volta del Prof. Benedetto Gui (Docente dell’Università Sophia di Loppiano) che, con un interessante excursus sui fattori scatenanti la crisi finanziaria e sociale, ha reso partecipi i presenti con interrogativi del tipo “possiamo uscire dalla crisi migliori?”.
“Il fulcro di tutto – continua Gui – è il benessere collettivo, non soggettivo come pensavano i vecchi economisti, e tutto dipende dalle relazioni che legano più individui e li portano a cooperare. Il tutto dipende dalle attività che essi svolgono, per permettere alla collettività di realizzare una vita migliore; elemento, questo, molto trascurato nella nostra interpretazione del concetto di benessere.”
Il dibattito è stato impreziosito dalla testimonianza di un imprenditore del tessuto produttivo modenese, presidente della CHIMAR srl e membro attivo dell’AIPEC, Giovanni Arletti, con spunti interessanti sul tema: la qualità delle persone per un’azienda eccellente. CSR (responsabilità sociale d’impresa). E questa la “rivoluzione” che è in atto nel mondo delle realtà etiche, come exit strategy dalla crisi.
“Ciò che è indispensabile per uscirne subito e bene è l’analisi dei modelli organizzativi e il fare impresa mettendo al centro i valori di oggi. Mai come adesso, il confine tra successo e insuccesso è quanto mai importante. L’impresa richiede, per andare avanti con spirito rinnovato, una visione chiara e una capacità dei manager orientata a costruire progetti duraturi nel lungo periodo”. Un richiamo bellissimo, continua l’imprenditore, è poi stato fatto a quello da egli ritenuto il “segno profetico di Chiara Lubich”:
“Come sconfiggere la povertà? L’Economia di Comunione come motore dello sviluppo sociale. Chiara, religiosa e non aziendalista, capì già nel ’90 che l’impresa era il centro per diffondere una cultura di comunione economica”.
L’ intervento di chiusura è del Prof. Giuseppe Argiolas (Docente di Economia presso l’Università di Cagliari), con la presentazione del suo nuovo libro “Il valore dei valori”, Città Nuova Editrice.
“Vogliamo dare una definizione chiara di impresa? – dice Argiolas – l’impresa nasce per dare soluzione ai problemi dei clienti, visti come persone. Abbiamo molti modi per arrivare agli stessi obbiettivi: come e cosa facciamo e, soprattutto, il perché lo facciamo è importante. La “fatica” vissuta in un contesto relazionale ci attrae. Come vogliamo che sia la nostra impresa dunque? L’impresa deve “siglare un patto” (per essere socialmente responsabile) sulla missione di essa di voler operare su tre pilatri: dialogo, fiducia, reciprocità. E’ come se chiedessimo al cielo la pioggia, ma il nostro campo non fosse arato… il seme che abbiamo piantato non germoglierebbe!”
Conclude il Prof. Argiolas con una riflessione:
“ Ci vuole intelligenza. Ce ne sono di vario tipo ma quella che più a me interessa è l’intelligenza ontologica: la nostra struttura umana è, di per sé, progettata non per l’individualismo ma per la reciprocità. Noi ci realizziamo nelle relazioni costruttive (relazioni di comunione) e occorre dare, ognuno di noi, un proprio contributo per aderire con efficacia a questo patto.”
di Michele Ardilio





