Nota di A.L.Rassu
Nel convegno è stato approfondito il ruolo dell’imprenditore portatore della cultura dell’economia di Comunione. E’ stato più volte sottolineato l’esempio “Olivettiano” di imprenditorialità, cosa giustissima e assai condivisibile. Molti interventi hanno rilevato che è importante che l’imprenditore sia attivo nel fornire servizi sociali. Naturalmente lo stimolo va inteso anche in ottica più ampia, perché non tutti gli imprenditori sono in grado di farlo per motivi di economia di scala. L’Italia è piena di piccole/medie aziende che non hanno queste potenzialità, inclusi i commercianti e diversi altri settori. L’Aipec può e deve essere capace di comunicare l’importanza di questi valori in modo diffuso, perché vi sia sempre una soluzione efficace e efficiente da parte degli organismi preposti.
Ciascuno, nell’impresa, dovrebbe percepire e venire incontro alle esigenze degli altri, sia l’imprenditore nei confronti dei dipendenti, sia i dipendenti riguardo i loro colleghi, sia i dipendenti verso la loro azienda che, peraltro, è l’anello di collegamento del loro servizio rivolto alla società civile.
L’encomiabile apertura dell’AIPEC all’adesione non solo agli imprenditori, ma anche ad altre categorie, come è stato sottolineato nel convegno, è un aspetto fondamentale. E’ stato molto interessante quando Baldaccini ha osservato l’importanza del “fare squadra” e ha parlato dei vantaggi che questo aspetto può portare, citando anche dei casi significativi.
L’impresa viene resa maggiormente competitiva proprio dall’azione di squadra che, creando più valore aggiunto, compensa i maggiori costi che possono derivare dall’attenzione verso i dipendenti. In termini strategici i benefici di una politica aziendale di comunione, possono essere decisamente importanti, perché si producono maggiori ritorni nei cicli economici positivi e si affrontano molto meglio quelli negativi. Senza contare quanto sia sempre più importante il contributo, davvero di tutti, nel creare e mettere in opera le innovazioni, che ormai condizionano in modo rilevante la crescita e lo sviluppo specialmente nel mondo occidentale. Sono questi valori che AIPEC deve far percepire, perché possono produrre un forte e convinto coinvolgimento.
Del resto l’art. 41 della Costituzione Italiana recita: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.” Certamente vale per i comportamenti imprenditoriali, ma non solo. Dall’applicazione di questa norma non sono esclusi i dipendenti e i lavoratori in generale. Non è raro invece che si insinui una cultura che giustifica la furbizia di chi fa i propri comodi, senza neppure rendersi conto che un tale atteggiamento comporterà prima o poi una perdita di dignità della persona oltre che un danno alla società civile.
Sottolineo inoltre che Zamagni, riferendosi all’Enciclica “Caritas in Veritate” del 2009, ricorda che “….il bene comune non è sacrificio, ma armonia di rispettivi interessi: io devo fare il mio interesse, ma non contro il tuo. È il concetto che stanno diffondendo da anni le Economie di comunione del movimento dei Focolari…..” (vedasi a pag. 2, in fondo, dell’allegato).
Se una quota importante dei destinatari di questo messaggio –i lavoratori subordinati- è poco sensibilizzata sull’argomento, il risultato è che di fatto non si creano quelle condizioni culturali indispensabili all’evoluzione degli ideali AIPEC e alla diffusione dell’EdC.
Per tutti questi motivi credo che sia necessario dare visibilità all’AIPEC con modalità che facciano percepire la presenza e la vicinanza dell’Associazione insieme alla validità dei suoi ideali e delle sue proposte operative. Oggi, con la crisi che stiamo vivendo, questi ideali vanno proposti con forza e senza indugio, come raccomanda Chiara Lubic, nell’interesse della persona senza distinzione di ruolo. Il mondo dell’impresa può dare un contributo fondamentale se tutti gli attori, a partire da imprenditori e dipendenti, sapranno offrire il meglio delle proprie capacità.
Una forte, concreta e capillare promozione degli ideali di AIPEC può costituire un eccezionale veicolo di evoluzione positiva della società civile.





