Grande partecipazione alla giornata di riflessione ed impegno a partire dalla “Laudato sì” dal titolo “Il grido di Madre Terra”, svoltasi lo scorso 30 gennaio a Bra: ad organizzare AIPEC, la Scuola di Pace e l’unità pastorale. Tra i relatori, Carlo Petrini.
articolo tratto dal sito edc-online di Beatrice Cerrino
C’è chi parla di “piramide rovesciata” nel descrivere cosa è successo al centro Polifunzionale G.Arpino di Bra nella giornata di sabato 30 gennaio: accademici di comprovata fama e personaggi di fama mondiale, seduti in prima fila ad ascoltare, prima di ottenere la parola. Si susseguono interventi, contributi video, domande, provocazioni da parte degli studenti degli Istituti braidesi, al mattino; da parte di consigli pastorali, associazioni, gruppi informali il pomeriggio, circa 700 in totale i partecipanti. A chi è intervenuto era stato chiesto di approfondire nei mesi precedenti l’enciclica in un percorso guidato da tre parole chiave: AVERE, POTERE, ESSERE.
Sono tre ragazzi spigliatissimi a condurre con maestria il programma ed è in mano a loro coetanei anche la cabina di regia che deve pure affrontare il thriller dell’inaspettata indisposizione del professor Stefano Zamagni, il quale riesce peraltro ad essere presente con un efficace e nitido intervento telefonico.
Carlo Petrini (Presidente Slowfood) definisce l’enciclica un documento storico, si preoccupa che possa cadere nell’indifferenza, ma la sua città gli dà un’iniezione di coraggio, dimostrando negli interventi di non voler lasciar cadere il messaggio. Sono varie e molteplici le istanze, tutte concordi nel desiderare una ecologia integrale con l’uomo al centro, nel chiedere un sussulto di dignità al mondo dell’economia e della politica, nel voler individuare passi concreti per vincere la cultura dello scarto e dello spreco.
I ragazzi delle medie inchiodano tutti consegnando simbolicamente ai relatori una proposta davvero concreta: il “Kit coloriAmo la città”costituito da guanto e sacchetto di plastica da portare sempre con sé per contribuire in prima persona e in ogni momento a pulizia e decoro dell’ambiente; sono gli stessi ragazzi che si sono recati per alcuni sabato mattina, insieme al Sindaco Bruna Sibille, presente al convegno, a ripulire muri dalle scritte e a riverniciare panchine.
Il professor Zamagni, dopo aver portato alcuni esempi che sottolineano i danni che sta producendo uno sfruttamento schizofrenico del pianeta, ipotizza la necessità di un nuovo paradigma economico più attento ai principi etici facendo da piano inclinato all’appassionato intervento di Petrini, il quale lamenta, facendo propria un’affermazione di Edgar Morin, che la nostra società è guidata da un quadrimotore impazzito: scienza, industria, tecnologia, business (alias ricerca sfrenata del profitto); se possono avere ciascuna degli elementi positivi, messe insieme, senza riuscire a governarle, portano alla distruzione. Il male peggiore è l’avidità. Davanti a questa situazione si rende necessario un cambiamento di stili di vita, che, rifacendosi all’aneddoto del dialogo tra un miliardario e un povero scrittore, condensa nella “consapevolezza di averne abbastanza”.
Il paradigma della “nuova economia” si fonda su un tipo di uomo, secondo Roberto Repole, che ha maturato la capacità di dono; che parte dal presupposto della pari dignità di ogni essere umano. Tale dignità non può però essere basata su un egualitarismo massificante ma sul valore della fraternità, la quale presuppone che, proprio perché siamo fratelli, possiamo essere trattati in modo diverso in quanto abbiamo esigenze diverse, stabilendo un vero privilegio ontologico per gli ultimi.
Di seguito il link con alcune foto del pomeriggio.