FSOA ci racconta la storia di Adama, uno dei tre ragazzi soci-fondatori della Cooperativa S.A.M che si occupa della produzione di pasta essiccata con l’impiego esclusivo di grani pregiati e destinata ad essere venduta soprattutto nella grande distribuzione.

Scopri come è nata la cooperativa S.A.M

 

9/08/2021 a cura di Michela Micocci

Storia Di Una Piccola Impresa: Adama e la cooperativa S.A.M

“Per avere un futuro devi avere prima un presente, e il presente può essere solo il lavoro”. A rispondere così a una domanda sui sogni e sul futuro è il giovane Adama, senegalese, ventun anni, uno dei tre ragazzi soci lavoratori della cooperativa S.A.M. che si occupa della produzione artigianale di pasta, nata in Calabria grazie al contributo di Fondazione Con il Sud

Adama è nato il 13 marzo del 2000 e fino a quattro anni fa viveva nella città di Tambacounda, nella parte orientale del Senegal, dove studiava e lavorava in campagna. Nel 2017 è partito, lasciando a casa un padre e una sorella che ora ha tredici anni: “Non avevo in mente di venire in Italia. Non ci pensavo. Mi sono messo in viaggio senza un motivo preciso e mi sono fermato in Algeria per sette-otto mesi perché avevo trovato un lavoro in una fabbrica”. Poi però gli amici con i quali aveva lasciato il Senegal hanno deciso di rimettersi in cammino e lui, per non rimanere da solo, li ha seguiti fino a varcare i confini della Libia.

Fortunatamente Adama non ha sperimentato il terribile carcere libico, come invece succede spesso a molti migranti prima di lasciare l’Africa. Però, come tutti, anche Adama ha pagato per salire su una barca che gli faccia attraversare il Mediterraneo. L’imbarcazione non era grande, e sopra vi erano all’incirca 150 ragazzi, alcuni minori, tra i quali Sadia (l’altro socio della cooperativa). Alle tre del mattino è iniziata la navigazione. Era estate e il mare era calmo. Com’è andata? Nel rispondere Adama ripete la parola “male”: “La traversata è andata male”, “Dopo tante ore mi faceva male tutto”.

Il fatto è che man mano che faceva giorno, ammassati sulla barca, senza più acqua da bere e con il sole a picco, il caldo e la sete sono divenuti insopportabili: “Non sapevo che era così difficile. Pensavo che con un’ora o due di viaggio saremmo arrivati in Italia”. Adama ricorda che in quelle ore ha pensato che poteva morire o sopravvivere, tutto era nelle mani di Dio. A mezzogiorno è comparsa all’orizzonte la costa italiana. Una nave è venuta loro in soccorso, ha caricato tutti i migranti ma è poi rimasta al largo per tre giorni prima di poter attraccare a Corigliano Calabro.

Per una settimana dopo lo sbarco Adama è stato accolto in una struttura provvisoria allestita in un campo di pallavolo, ma “ero felice perché ero vivo, non tutti riescono ad arrivare vivi”. Poi, assieme agli altri minori, è stato trasferito a Rogliano, nello SPRAR “Casa di Ismaele”. Fino al 2019 è rimasto in questa struttura, dove – ricorda – è stato benissimo: ha studiato per conseguire la terza media e ha imparato a parlare l’italiano (“non sapevo una parola di italiano quando sono arrivato in Calabria”).

Diventato maggiorenne, anche Adama, come Sadia, ha continuato il suo percorso verso l’autonomia nello SPRAR per adulti di Rovito “Strade di casa” – che fa parte della rete di Fare Sistema Oltre l’Accoglienza – e poi dall’ottobre dello stesso anno è entrato nel progetto dell’Ufficio Migrantes dell’arcidiocesi di Cosenza “Allarga lo spazio della tua tenda”, e finanziato dalla Campagna Cei “Liberi di partire, liberi di restare”. Progetto grazie al quale è stato accompagnato a compiere alcuni, importanti, passi, come l’affitto di un appartamento a Cosenza; la gestione delle bollette e della spesa, cui non era abituato; i turni in cucina per preparare pranzo e cena: insomma una vita autonoma.

L’estate scorsa ha partecipato a un corso per addetto alla produzione di pasta, contento di quello che stava imparando: “Non ho mai perso un giorno di lezione”. Di fronte alla possibilità di far parte della cooperativa si è fermato a riflettere: “Non bisogna rispondere subito alle proposte. Ho pensato a come andrà, a cosa succederà, che gestire un’impresa tua non è facile. Alla fine ho detto di sì, perché lavorare per te stesso è una cosa meravigliosa. Anche se mi spaventa un po’. Dobbiamo avere pazienza”.

Secondo te la cooperativa verrà accolta bene, potrebbero esserci problemi di razzismo? “Non lo so. Io vado avanti per la mia strada. Il razzismo c’è in tutto il mondo, ma io non ho mai avuto problemi”. Hai raccontato alla tua famiglia della cooperativa? “A mio padre non ancora. A mia sorella sì, lei è piccola, ha 13 anni, mi ha detto che è una cosa buona. Le raccomando sempre di studiare”. E ora che la cooperativa ti permetterà di avere un presente, cosa vorresti per il futuro? “… magari aprire un ristorante di cucina italiana in Senegal…”.

FSOA: Progetto ideato da AMU, Azione per un Mondo Unito-Onlus, Organizzazione Non Governativa di Sviluppo (ONGs)  impegnata dal 1986 a costruire un mondo più unito, attraverso la realizzazione di progetti di cooperazione internazionale ed educazione alla cittadinanza globale in diverse parti del mondo, in particolare in contesti con maggiore vulnerabilità, di cui AIPEC è da sempre sostenitrice.

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