Riportiamo articolo del 02/10/2014 tratto dal settimanale Voce che ha visto la partecipazione al convegno
“Evolversi per non estinguersi” del Presidente Chimar Imballaggi e socio AIPEC, Giovanni Arletti.

evolversiO ci si rinnova o si muore – L’imperativo emerso dal convegno dello studio P&B

“Evolversi per non estinguersi” il titolo dell’iniziativa. I relatori concordi: non c’è alternativa a un cambio di mentalità nella gestione delle aziende

Carpi – Il titolo era darwiniano (o “darwinista”, come ha detto il sindaco Alberto Bellelli introducendo l’iniziativa): “Evolversi per non Estinguersi”.
Scelto dallo studio associato P&B di Chiara Po e Claudia Bergamaschi come tema dell’incontro dell’altro giorno a Villa Teresa, nelle adiacenze della Angelo Po Grandi Cucine, rendeva piuttosto bene il contesto nel quale operano oggi le imprese: una spietata lotta per la sopravvivenza della specie (nel caso specifico, la piccola media impresa italiana) che obbliga praticamente le aziende, se vogliono superare la crisi, a modificarsi geneticamente nei metodi organizzativi e gestionali. Un po’ come le giraffe, insomma, che se hanno voluto cibarsi raggiungendo i frutti più alti degli alberi, hanno dovuto nei millenni – darwinianamente, appunto – allungare il collo, fino a mutare completamente aspetto. Fuor di metafora, l’area problematica del convegno – al quale le promotrici dello studio specializzato in diritto del lavoro e organizzazione aziendale avevano invitato imprenditori, manager, esponenti delle associazioni di categoria, dirigenti di istituti di credito e consorzi fidi – è stata incorniciata da Marcello Marchesini, moderatore dell’evento, nel concetto di “resilienza”: termine molto in voga, preso a prestito dalla Psicologia per connotare la capacità di reagire a eventi drammatici.

Il Sindaco ha pienamente sposato il concetto, mettendogli però di fianco anche quello di “comunità”, per sostenere che se i tempi chiedono alle aziende drastiche innovazioni, queste ultime risultano più efficaci se avvengono nel contesto di una missione collettiva, nella quale si accetti di fare sistema piuttosto che arretrare e cedere alla tentazione di abbassare prezzi e livelli qualitativi. Un segnale che il governo cittadino ha voluto inviare in questa direzione, ha sottolineato il Sindaco, è dato per un verso dalla fusione in una sola delega di Economia, Cultura e Turismo, con un ruolo trainante affidato al futuro Torrione restaurato. E un altro è la priorità assegnata al tema del lavoro, perché, ha detto, “…se non riparte l’occupazione, cade anche la qualità della vita e dieci persone a casa sono dieci in più in fila ai Servizi sociali e dieci in meno che pagano le tasse”.

Trasferito all’impresa, l’imperativo dell’evoluzione lo ha ben interpretato Stefano Serini, della società di consulenza bolognese Sinergon. Ha più volte richiamato il cambio d’abito richiesto agli imprenditori da un clima completamente diverso, perché sono cambiati i paradigmi da adottare per il business (“La qualità non è la prima regola, è addirittura il prerequisito: se non la si ha, non si scende nemmeno in campo per disputare la partita”), il management (“Il modello relazionale non basta più: serve gente che abbia visione aziendale e la sappia comunicare”), l’organizzazione (“Deve passare da organizzazione del fare a organizzazione per obiettivi, puntando al metodo, prima ancora che al fatturato, e fissando nel budget la rotta di navigazione”).

Per il sistema bancario, Massimiliano Villa, direttore di area centro nord Unicredit, e Luigi Zanti, che lo sarà presto per l’area Carpi, Mantova, Brescia della Bper, hanno fissato l’attenzione su uno dei fattori che più contribuiscono al darwiniano allungamento del collo della giraffa-impresa: il rating.
Si sono sforzati di evidenziarne i fattori qualitativi, più che i freddi automatismi di valutazione dell’affidabilità, insistendo sull’opportunità di considerarlo non una “pagella”, bensì un percorso di avvicinamento tra banca e impresa (Villa), che toglie al banchiere l’impronta del meccanico esecutore, affidandogli piuttosto quello del gestore, a patto che vi sia un chiaro e trasparente scambio di informazioni con l’azienda (Zanti).

In un contesto inevitabilmente improntato a una necessità primaria come il cambiare per sopravvivere, ha sorpreso non poco la prova di coerenza fornita da Giovanni Arletti (Gruppo Chimar) con il tema, legato alla sua fede nei principi di Chiara Lubitch, della responsabilità sociale dell’impresa. Lungi dal collocarla nella prospettiva di un lussuoso accessorio filantropico, Arletti, ripercorrendo alcune scelte aziendali, ne ha dimostrato invece il concreto impatto aziendale, quando essa si traduca in correttezza di rapporto con i fornitori, rispetto dei patti con i clienti, tutela dei lavoratori, responsabilità ambientale, coinvolgimento delle maestranze, attrazione di talenti. E ha raccolto il tutto nel concetto di sostenibilità che “…non è solo ricerca di redditività, ma uno strumento di lavoro per far sì che il profitto di oggi non comprometta quello di domani”. Nel pomeriggio sono state illustrate alcune esemplari storie aziendali.

voce evolversi per non estinguersi

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